Lungo questo primo breve percorso del Balayage di Napoli ho potuto dirvi e ripetervi più e più volte di come Napoli sia presente in ogni mia crezione sottoforma di musa ispiratrice.

Un’inesauribile fonte di ispirazione per i miei balayage, i miei Mille Culure e di recente anche per i miei prodotti. Napoli è la mia alleata, la compagna che cammina accanto a me, con lo stesso passo, portandomi su posti e panoramiche dove zitti zitti, io e lei, ci scambiamo bellezza. Ci doniamo bellezza che sa tanto di passato quanto di moderno, di futuro. Un incontro meraviglioso, il mio, con la mia città.

 

Il Balayage Di Napoli e É stata la mano di Dio. Quanto Si Somigliano Le Nostre Storie! La Corsa All’Oscar, Parlando Di Quello Che Più Amiamo Fare, Sullo Sfondo Della Nostra Meravigliosa Città.

Stavolta sono io ad essermi ritrovato in questo film, c’ho visto me stesso, dall’adolescenza fino all’eta adulta. La famigliola borghese felice, nonostante tutto, la passione per il calcio condivisa con papà, la complicità tra fratelli, l’amore al di sopra di ogni altra cosa per Maradona, i dolori, le perdite, lo smarrimento. E poi la chiave. Quella che apre la porta sul mondo. Quella porta da lasciare aperta, spalancata, e dalla quale poter urlare a gran voce “ehi gente, sono qui! Venite a vedere di cosa sono capace!”. E la fortuna di incontrare qualcuno lungo il cammino che indichi dove guardare, che indirizza nel posto giusto, mostrando una nuova prospettiva.

Ed io, come Fabietto Schisa, non ho dovuto viaggiare molto. Anzi, non ho dovuto muovere un passo. Perchè quel mondo, quella porta, sono casa mia.

 

Paolo Sorrentino a Los Angeles con la moglie Daniela D’Antonio, Luisa Ranieri e Filippo Scotti

 

La Mano di Dio di Paolo Sorrentino, purtroppo non ha vinto l’Oscar come miglior film internazionale, come accadde nel 2014 con La grande Bellezza, con il quale il regista napoletano ci aveva regalato una meravigliosa visione sulla Città Eterna attraverso un racconto tanto profondo quanto superficiale. Ho tifato tanto perchè vincesse, sono un amatore del cinema e di Sorrentino, ed innamorato di Napoli, quindi mi spiace non averlo visto trionfare al Dolby Theatre di Los Angeles. Ero emotivamente coinvolto perchè con questo suo ultimo film il regista ci ha raccontato un pezzo della sua vita, ci ha raccontato della sua famiglia, dei suoi dolori, e di come dentro di lui sia maturata la voglia di arrivare dove è oggi. Infine, ad incorniciare il tutto, una Napoli che toglie il fiato!

 

 

Il momento più iconico del film, indiscutibilmente, è il dialogo tra Fabietto ed il regista Capuano, che aprirà gli occhi del protagonista su uno scorcio del Golfo che non lascia dubbi. A che serve andare a Roma quando hai tutta questa bellezza proprio qui? E davanti a quel mare calmo e l’alba che rivela una Napoli bella come una modella che posa nuda per un dipinto, lo esorta a non lasciare la sua Città, a dimenticare il dolore e divertirsi. Ad essere originale, perchè la fantasia e la creatività non bastano.

Ecco. Ho rivisto il mio progetto in ogni esortazione. Ho amato questo film dal primo all’ultimo minuto,  per questo voglio riproporre con piacere e con trasporto le parole che si scambiano Fabietto e Capuano alla fine del film. Un momento che oltretutto, per me, è un meraviglioso omaggio di bellezza alla mia città. Esattamente come per Sorrentino.

CAPUANO: “Mmm e cosa mi hai raccontato? Un dolore? No no, tu non tieni nisciun dolore, tu tien’ ‘a speranza. E ‘a speranza fa fare film consolatori. La speranza è una trappola”.

FABIO: “Mi hanno lasciato solo, Capuano, e questo si chiama dolore”.

CAPUANO: “Nun basta Schisa! C’hann lassato soli a tutti quanti. Tu sei solo? Non me passa manco po’ cazz’, perché tu non sei originale. Sient’ a mme: dimentica il dolore e pensa solo a te diverti’, accussì hai fatto il cinema. Però e tene’ coccos ’a dicere. A tien’ a coccos a dicere o no? Perché vedi, la fantasia, la creatività, so falsi miti che nu servon a nu cazz'”.

FABIO: “Non lo so se ho qualcosa da dire, come si fa a capirlo?”.

CAPUANO: “Boh, e io che cazz ne sacc’? Je teng quatt cose a dicer’, solo quatt. E tu?”.

FABIO: “Non lo so, pensavo di andare a Roma a fare il cinema, così capisco se ci sono tagliato”.

CAPUANO: “A Roma? La fuga? So palliativ’ ro cazz! Alla fine torni sempre a te schisa, e torni qui, al fallimento, perché è tutto un fallimento, è tutta una cacata, hai capito o no? Nessuno inganna il proprio fallimento, nessuno se ne va veramente da sta città. Roma? Che cazz’ ci vai a fa a stu Roma? Sul ’e strunz vann a Roma! Hai visto quante cose da raccontà ce stanno int’ a sta città. Guarda, guarda… Ma è mai possibile che ‘sta città non te fa veni in mente nient’ a raccuntà? Insomma Schisa la tien’ coccos a ricer’? O si nu strunz come tutti quant’ llate? A tiene na cos’ a raccuntà? Forza, curaggio. A tiene o no n’a cos’a raccunta?”.

 

 

Sì, ho visto quante cose ci sono da raccontare sulla mia bella Napoli! Ho talmente tante cose da dire che sono certo che l’ispirazione a creare, sarà infinita, è una ricchezza inestimabile.

E così queste parole hanno aiutato anche me a vedere i miei fallimenti ed i miei dolori da un’altra prospettiva. Mi vengono in mente tante cose che non sembrano più casuali, perchè non mi sono ” disunito.

Penso a quelle mura di tufo che ho maledetto troppo presto, alla forza mia e quella di mio padre nel rialzarci insieme ripartendo dagli errori senza vergogna. Penso alle persone incontrate lungo il cammino, che mi hanno aiutato a trovare quella chiave per aprire quella porta, un progetto su cui fondare la mia attività, il mio brand, e penso a chi continua a camminare insieme a me, tenendomi per mano ogni giorno. Penso all’occasione di aver potuto avere quel negozio ormai sfitto da mesi, e dove oggi ho il mio salone, e dove tutti possono vedermi. Da questa prospettiva, niente più è casuale.

Ed io voglio continuare a correre verso un sogno come Fabietto. Voglio che un giorno, seppur lontano, tutti possano conoscere e parlare del mio Balayage, il Balayage della Mia Napoli.